TEATRO E CINEMA
Prima del cinema, Verga si dedicò alle
opere teatrali. Nel 1884
Cavalleria rusticana era stata ridotta per le scene conquistando grande
successo.
Ad essa segue, l’anno successivo, “Il canarino del n. 15”,estratto
questa volta da Per le vie, che avrà meno successo del dramma dell’amore
rusticano. Tuttavia, la battaglia legale vinta nel 1893 contro Pietro Mascagni
per i diritti d’autore della Cavalleria rusticana da lui musicata, convince
Verga che il teatro può essere un’ottima fonte di sostentamento oltre che un
interessante esperimento per addestrarsi alla riproduzione dei dialoghi. Nel
1896, La Lupa fece lo stesso successo de la Cavalleria rusticana. Lo
scrittore compone cosi a stretto giro i
“bozzetti”de La caccia al lupo e La caccia alla volpe, che vedranno
anch’essi le scene nel 1901. Intanto, Verga progetta un’altra opera teatrale, Dal
tuo al mio (1903) che, dopo un passaggio non fortunato presso il pubblico,
viene pubblicata prima dalla «Nuova Antologia»(1905) e poi sempre da
Treves(1906).
Nell'ultima
parte della sua vita Giovanni Verga tralasciò la produzione di nuovi romanzi,
novelle e opere teatrali per occuparsi sempre più di cinema. Tra il 1909 ed il
1921, adattò in forma di sceneggiatura alcune sue opere e strinse rapporti con
molte case cinematografiche. Divenne anche socio delle Silentium Film di Milano.
Egli però, non fu’ mai in grado di accettare completamente il cinema a causa
dei limiti tecnici e dei suoi
tempi. Non esitò quindi ad esprimere un giudizio negativo per gli stessi
identici motivi per cui veniva criticato da tanti altri intellettuali e
scrittori italiani: ‘’era plateale e adatto alle masse analfabete, per le quali
andavano bene tutti quei soggetti comici o melodrammatici, o anche quei film
storici ridotti e parodiati’’. Per questo motivo, si hanno poche opere
cinematografiche.
Nonostante il disprezzo per
l’arte cinematografa , lo stile delle sceneggiature rimane’ quello del classico
Verga che aveva stupito. Lia Fava Guzzetta sottolinea come sin dalle prime opere
il suo stile narrativo sia caratterizzato da “...un linguaggio imparentato con
un dettato che oggi chiameremmo tranquillamente cinematografico, proprio in
quanto basato sul succedersi delle inquadrature e realizzato mediante l'uso di
significanti che oggi non esiteremmo a definire 'filmici', come la luce,
l'ombra, la sapiente gestione delle distanze e della prospettiva, la tecnica
dei piani, la sonorità in campo e fuori campo, le dissolvenze, la gestualità,
vera costante stilemica del Verga
maggiore”.
Oltre a qualche copia superstite dei film
girati in quell'ultima stagione della sua vita, di Verga rimangono le seguenti
sceneggiature: Caccia al lupo, Caccia alla volpe, Storia di una capinera,
Storie e leggende (tratte da Storie del castello di Trezza) e Cavalleria
rusticana.
Dopo la morte dello scrittore, vennero
riadattate durante tutto il ‘900, alcune suo opere in forma
cinematografica.
Ricordiamo ‘’La terra trema’’ di Luchino
Visconti(1943) ,‘’Storie di una capinera’’ di Franco Zeffirelli(1993), ‘’La
lupa’’ di Gabriele Lavia(1996) e ‘’Rosso malpelo’’ di Pasquale
Scimeca(2007).
opere teatrali. Nel 1884
Cavalleria rusticana era stata ridotta per le scene conquistando grande
successo.
Ad essa segue, l’anno successivo, “Il canarino del n. 15”,estratto
questa volta da Per le vie, che avrà meno successo del dramma dell’amore
rusticano. Tuttavia, la battaglia legale vinta nel 1893 contro Pietro Mascagni
per i diritti d’autore della Cavalleria rusticana da lui musicata, convince
Verga che il teatro può essere un’ottima fonte di sostentamento oltre che un
interessante esperimento per addestrarsi alla riproduzione dei dialoghi. Nel
1896, La Lupa fece lo stesso successo de la Cavalleria rusticana. Lo
scrittore compone cosi a stretto giro i
“bozzetti”de La caccia al lupo e La caccia alla volpe, che vedranno
anch’essi le scene nel 1901. Intanto, Verga progetta un’altra opera teatrale, Dal
tuo al mio (1903) che, dopo un passaggio non fortunato presso il pubblico,
viene pubblicata prima dalla «Nuova Antologia»(1905) e poi sempre da
Treves(1906).
Nell'ultima
parte della sua vita Giovanni Verga tralasciò la produzione di nuovi romanzi,
novelle e opere teatrali per occuparsi sempre più di cinema. Tra il 1909 ed il
1921, adattò in forma di sceneggiatura alcune sue opere e strinse rapporti con
molte case cinematografiche. Divenne anche socio delle Silentium Film di Milano.
Egli però, non fu’ mai in grado di accettare completamente il cinema a causa
dei limiti tecnici e dei suoi
tempi. Non esitò quindi ad esprimere un giudizio negativo per gli stessi
identici motivi per cui veniva criticato da tanti altri intellettuali e
scrittori italiani: ‘’era plateale e adatto alle masse analfabete, per le quali
andavano bene tutti quei soggetti comici o melodrammatici, o anche quei film
storici ridotti e parodiati’’. Per questo motivo, si hanno poche opere
cinematografiche.
Nonostante il disprezzo per
l’arte cinematografa , lo stile delle sceneggiature rimane’ quello del classico
Verga che aveva stupito. Lia Fava Guzzetta sottolinea come sin dalle prime opere
il suo stile narrativo sia caratterizzato da “...un linguaggio imparentato con
un dettato che oggi chiameremmo tranquillamente cinematografico, proprio in
quanto basato sul succedersi delle inquadrature e realizzato mediante l'uso di
significanti che oggi non esiteremmo a definire 'filmici', come la luce,
l'ombra, la sapiente gestione delle distanze e della prospettiva, la tecnica
dei piani, la sonorità in campo e fuori campo, le dissolvenze, la gestualità,
vera costante stilemica del Verga
maggiore”.
Oltre a qualche copia superstite dei film
girati in quell'ultima stagione della sua vita, di Verga rimangono le seguenti
sceneggiature: Caccia al lupo, Caccia alla volpe, Storia di una capinera,
Storie e leggende (tratte da Storie del castello di Trezza) e Cavalleria
rusticana.
Dopo la morte dello scrittore, vennero
riadattate durante tutto il ‘900, alcune suo opere in forma
cinematografica.
Ricordiamo ‘’La terra trema’’ di Luchino
Visconti(1943) ,‘’Storie di una capinera’’ di Franco Zeffirelli(1993), ‘’La
lupa’’ di Gabriele Lavia(1996) e ‘’Rosso malpelo’’ di Pasquale
Scimeca(2007).