La vita
Giovanni Verga nasce il 31 agosto del 1840 a Catania da una famiglia di nobili origini di Vizzini, un borgo agricolo presso Catania. Tra il 1856 e 1857, ancora giovanissimo, Verga scrive il suo primo romanzo storico, Amore e patria, intriso di romanticismo e amor di patria.
Accoglie con entusiasmo l'arrivo di Garibaldi nella sua città, subito dopo si arruola nella Guardia nazionale, prestandovi servizio per quattro anni.
Al maggio 1865 risale il suo primo viaggio a Firenze, allora capitale d'Italia; qui Verga compone Una peccatrice (1866), romanzo che non gli procura successo ma lo spinge a frequentare più da vicino i salotti mondani della letteratura e dell'editoria e inserirsi nell'ambiente artistico della città.
Un significativo cambiamento nella vita di Verga avviene nel 1872, quando lo scrittore si trasferisce per circa un quindicennio a Milano, richiamato dalla fama di capitale economica e culturale. In effetti la città presentava una vivace attività giornalistica ed editoriale e una più stimolante attività narrativa che mirava a conquistare il pubblico borghese. A Milano l'amico siciliano Salvatore Farina lo introduce nei salotti letterari più importanti della città.
Influenzato da queste nuove esperienze tra il 1873 e il 1875 compose tre romanzi erotico-sentimentali Eva, Tigre Reale ed Eros di ambientazione mondana: i personaggi agiscono coinvolti da forti ambizioni amorose, in brillanti ambienti cittadini che rispecchiavano poi quelli che lo scrittore frequentava a Milano.
Nel 1874 Verga scrive in soli tre giorni Nedda, un “bozzetto siciliano” ambientata nella natia Sicilia tesa a rivelare la povertà di vita della sua gente. Si avvia a tal modo la “conversione” di Verga al Verismo. I motivi che contribuirono a orientare sempre più l'arte di Verga verso una poetica del “vero” furono diversi: le suggestioni letterarie del programma naturalistico sostenuto in Francia da Emile Zola; l'arrivo a Milano di Capuano nel 1877, che a questo programma si era già avvicinato ; la noia sopraggiunta per gli ambienti mondani e insieme la nostalgia per la propria terra; l'interesse per la questione meridionale. Pochi mesi dopo, tornato a Catania comincia ad ideare il “bozzetto marinaresco” che si amplierà via via fino a divenire il romanzo I Malavoglia. Nel 1878 esce sul settimanale politico-letterario, il racconto Rosso Malpelo. Intanto Verga comincia la stesura di un nuovo romanzo, Mastro-don Gesualdo, che nel 1888 esce a puntate sulla rivista letteraria “Nuova Antologia”, poi profondamente revisionato e pubblicato in volume nel 1889.
Nel 1893 Verga rientra stabilmente a Catania dove muore il 27 gennaio 1922
Accoglie con entusiasmo l'arrivo di Garibaldi nella sua città, subito dopo si arruola nella Guardia nazionale, prestandovi servizio per quattro anni.
Al maggio 1865 risale il suo primo viaggio a Firenze, allora capitale d'Italia; qui Verga compone Una peccatrice (1866), romanzo che non gli procura successo ma lo spinge a frequentare più da vicino i salotti mondani della letteratura e dell'editoria e inserirsi nell'ambiente artistico della città.
Un significativo cambiamento nella vita di Verga avviene nel 1872, quando lo scrittore si trasferisce per circa un quindicennio a Milano, richiamato dalla fama di capitale economica e culturale. In effetti la città presentava una vivace attività giornalistica ed editoriale e una più stimolante attività narrativa che mirava a conquistare il pubblico borghese. A Milano l'amico siciliano Salvatore Farina lo introduce nei salotti letterari più importanti della città.
Influenzato da queste nuove esperienze tra il 1873 e il 1875 compose tre romanzi erotico-sentimentali Eva, Tigre Reale ed Eros di ambientazione mondana: i personaggi agiscono coinvolti da forti ambizioni amorose, in brillanti ambienti cittadini che rispecchiavano poi quelli che lo scrittore frequentava a Milano.
Nel 1874 Verga scrive in soli tre giorni Nedda, un “bozzetto siciliano” ambientata nella natia Sicilia tesa a rivelare la povertà di vita della sua gente. Si avvia a tal modo la “conversione” di Verga al Verismo. I motivi che contribuirono a orientare sempre più l'arte di Verga verso una poetica del “vero” furono diversi: le suggestioni letterarie del programma naturalistico sostenuto in Francia da Emile Zola; l'arrivo a Milano di Capuano nel 1877, che a questo programma si era già avvicinato ; la noia sopraggiunta per gli ambienti mondani e insieme la nostalgia per la propria terra; l'interesse per la questione meridionale. Pochi mesi dopo, tornato a Catania comincia ad ideare il “bozzetto marinaresco” che si amplierà via via fino a divenire il romanzo I Malavoglia. Nel 1878 esce sul settimanale politico-letterario, il racconto Rosso Malpelo. Intanto Verga comincia la stesura di un nuovo romanzo, Mastro-don Gesualdo, che nel 1888 esce a puntate sulla rivista letteraria “Nuova Antologia”, poi profondamente revisionato e pubblicato in volume nel 1889.
Nel 1893 Verga rientra stabilmente a Catania dove muore il 27 gennaio 1922
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